A Palermo nasce Ciciri, il primo Festival dedicato a illustrazione, grafica e microeditoria indipendente che si terrà dal 16 al 23 luglio. L’idea è frutto di una bellissima collaborazione di realtà straordinarie che negli ultimi anni stanno rivoluzionando il panorama artistico e culturale di Palermo.
L’Associazione CaravanSerai, Studio Brushwood, Les Oies ed Edizioni Precarie hanno creato una rete di artisti da tutta Italia, piccole case editrici e botteghe del centro storico che per una settimana terranno mostre, workshop, talk e sperimentazioni tra i vicoli della città.

Inoltre il festival avrà anche una sua fanzine, che raccoglierà alcuni lavori inediti degli artisti attorno al tema “fatto a mano” e verrà stampata in 100 esemplari stampati in serigrafia (in collaborazione con Le Cagibi).

Tra i 33 artisti selezionati tramite una specifica call ci sono anche io, che per l’occasione ho disegnato un ibrido dal gusto tutto siciliano che potrete vedere tra qualche giorno!

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[frizzifrizzi.it]
Una fiaba della tradizione siciliana, raccolta dal grande Giuseppe Pitrè e intitolata “Lu nasu di lu sagristanu” (Il naso del sacrestano, ma ne esistono diverse varianti in altre regioni d’Italia), racconta appunto di un povero sacrestano che trova per caso una moneta e pensa e ripensa a cosa comperarci: noci? No, che ci sono i gusci. Mandorle? Gusci pure lì. Nocciole? Gusci. Meglio i ceci abbrustoliti, così può mangiarseli tutti interi.

Il sacrestano quindi li compra e se li mangia lungo la strada ma, quando rimane l’ultimo, non ne ha più voglia, quindi lo porta da una fornaia che sta da quelle parti e le chiede di conservarglielo. Quando il giorno dopo ritorna, il cece non c’è più perché l’ha mangiato il gallo, e allora il sacrestano le intima «O mi dati lu gallittu o mi dati lu cicirittu». Alla fine riesce a convincerla, prende il gallo e lo porta da una sua amica mugnaia, solo che il maiale della mugnaia si mangia il gallo.

La fiaba va avanti così: da un cece il sacrestano ottiene un gallo, da un gallo un porco, dal porco a una novella sposa, ma poi le cose prendono una brutta piega e, com’è come non è, il sacrestano si ritrova un sacco in cui pensa esserci una sposa e invece c’è una cagna che gli morde il naso. Per curare la ferita lui chiede il pelo al cane ma quello risponde che se lo vuole deve procurargli del pane, e allora si ricomincia coi passaggi. Se vuoi il pane serve la legna, se vuoi la legna serve la zappa, se vuoi la zappa serve il carbone, se vuoi il carbone serve il carretto…

Tutto per un solo, piccolo cece o, come si dice in Sicilia, cicirittu.
Un umile legume che scatena un’abbondanza di connessioni, conversazioni, lunghe camminate.
E quando i ciciri sono tanti? Sì piccoli ma pieni di energia?
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Per tutte le informazioni e gli aggiornamenti:

cicirifestival.tumblr.com e facebook.com/pg/cicirifestival/.